Uno dei nostri parroci ortodossi inglesi, l'igumeno Andrew (Wade), ha
preparato questo testo introduttivo a uso di una parrocchia multietnica, con una
maggioranza di fedeli serbi. Si tratta di un testo significativo dal punto di
vista pastorale, perché riesce a creare familiarità tra le usanze tipiche di un
determinato popolo ortodosso e le altre tradizioni ortodosse, e allo stesso
tempo sa offrire un punto di partenza per la comprensione della vita di fede
ortodossa per tutti coloro (ortodossi e non) che non ne sanno abbastanza.
Ringraziamo Padre Andrew per il cortese permesso di diffondere questo
testo.
COME ENTRARE IN CHIESA. Quando entriamo in chiesa, facciamo per tre volte il segno della croce con la mano destra, riunendo il pollice, l'indice e il medio allungati, mentre l’anulare e il mignolo sono ripiegati assieme in fondo al palmo. Le tre dita allungate significano la Santa Trinità (il Padre, il Figlio e il santo Spirito). Le altre due dita simbolizzano le due nature di Cristo (perfetto uomo e perfetto Dio). Quindi, veneriamo l'icona in mezzo alla chiesa, l'icona di Cristo a destra e l'icona della Madre di Dio a sinistra. Facciamo ogni volta il segno della croce e ci inchiniamo prima di baciare l'icona.
In seguito acquistiamo dei ceri. Le candele sono le stesse per i vivi e per i
morti. Poniamo le candele per i vivi in ogni punto della chiesa, davanti
all'icona di nostra scelta, ma quelle per i morti si pongono a sinistra, al
tavolo della parastasi (panichìda).
COME COMPORTARSI IN CHIESA. Non si deve mai discutere in chiesa: nessuno ha diritto di mettersi tra un'altra persona e Dio! Soprattutto, nessuna discussione politica! Se è inevitabile dire qualcosa, allora bisogna essere molto rapidi e parlare a bassa voce. Bisogna ascoltare attentamente la Liturgia, le preghiere, il Vangelo e l'omelia. Bisogna pure attendere la fine della Liturgia e venire a baciare la Croce nella mano del prete. Dopo la Croce, baciamo la mano del prete, non perché sia migliore della nostra, ma perché attraverso l'ordinazione ha ricevuto la grazia di Dio che ci trasmette. Se ci siamo comunicati, abbiamo cura di ascoltare attentamente le preghiere di ringraziamento che si leggono alla fine della Liturgia. Dunque bisogna assolutamente evitare di cominciare a fare conversazione in chiesa alla fine della Liturgia: per queste cose ci sono il cortile, il giardino, la sala parrocchiale...
Inclinazione del capo: Con questo gesto durante la lettura del Vangelo i fedeli esprimono il loro ascolto attento. La stessa cosa si fa quando i santi dono sono portati dal tavolo della preparazione (proscomidìa) al Santo Altare nel corso del Grande Ingresso, che simbolizza Cristo che va alla sua passione volontaria.
Prosternazioni: Ci mettiamo in ginocchio e abbassiamo il capo fino a terra per esprimere la penitenza. Queste prosternazioni (o grandi metanie) sono previste in tutte le chiese ortodosse nei giorni feriali della Grande Quaresima, alla fine dei vespri dopo la Liturgia della Domenica dei Latticini (alla vigilia della Grande Quaresima) quando chiediamo perdono gli uni agli altri, e alla Domenica della Venerazione della Croce (terza domenica di Quaresima). È sbagliato immaginare che le prosternazioni siano state copiate dall’islam, poiché i cristiani ortodossi le facevano ben prima che l'islam apparisse nel settimo secolo.
Inoltre, quando alla sera della domenica che precede l'inizio della Grande Quaresima tutti i fedeli delle nostre chiese si prosternano fino a terra, possiamo essere sicuri che lo stesso gesto viene fatto contemporaneamente da sua Santità il Patriarca Pavle di Serbia e da tutti i preti ortodossi serbi con i loro fedeli nelle loro chiese e, di certo, anche da tutti i preti e fedeli nel corso degli offici in tutte le chiese ortodosse del mondo intero.
Alcuni dei nostri fedeli si sorprendono quando sentono nel Simbolo di fede in
lingua italiana l’espressione seguente: credo nella Chiesa, una, santa,
cattolica e apostolica. Da dove viene questa parola cattolica quando in lingua
serba lo stesso passo è verujem u jednu, svetu, vaseljensku (oppure sabornu) i
apostolsku Crkvu? Qui si tratta semplicemente della traduzione del temine greco
katholikì, che vuol dire «universale» nel senso che ogni chiesa locale è è
ortodossa se è conforme a tutte le altre chiese ortodosse. Questo è il senso
delle due possibili traduzioni serbe vaseljenska o saborna, e questo è il senso
della parola italiana cattolica. È dunque perfettamente ortodosso utilizzare il
termine cattolica in questo contesto. In ogni caso, non vuol dire che crediamo
della chiesa cattolica romana o nel Vaticano!
LA DIVINA LITURGIA. La Liturgia è composta di due parti: la Parola, e
l’«Eucaristia» (evharistija). La Parola è composta di preghiere e di letture del
Nuovo Testamento e del Vangelo. L’omelia spiega le letture. «Eucaristia»
significa «rendimento di grazie». Il pane e il vino preparati prima dell'inizio
sono portati all'altare. Si tratta del Grande Ingresso, che simbolizza la
deposizione del corpo di Cristo sull'altare (la tomba). Il prete ricorda come
Cristo ha dato pane e vino ai suoi discepoli nella notte prima della sua morte,
dicendo: « Prendete, mangiate, questo è il mio corpo» ; «Bevetene tutti, questo
è il mio sangue», e chiede a Dio Padre di inviare lo Spirito Santo per cambiarli
nel vero corpo e sangue di Cristo. Dopo il «Padre Nostro», tutti sono invitati a
partecipare.
CONFESSIONE E COMUNIONE. Noi ci confessiamo e ci comunichiamo almeno quattro volte l'anno. La confessione si fa la sera prima, o prima dell'inizio della Liturgia. Se uno vuole confessarsi, deve dirlo al prete prima dell'inizio della Liturgia. Ecco ciò che possiamo leggere in un opuscolo recentemente pubblicato dalla Chiesa Ortodossa Serba: «Purtroppo, il santo Mistero della confessione è troppo poco praticato nella nostra nazione, e può essere che l'assenza di disciplina penitenziale sia una delle ragioni del nostro declino morale e spirituale. Noi ci confessiamo in chiesa o in un luogo speciale, a fianco del prete. Il fedele confessa tutto ciò che lo tormenta nell'anima e che lo accusa nella coscienza: tutti i suoi peccati, compresi quelli commessi nel pensiero e nel desiderio. La grande importanza della confessione è evidente per quanti la praticano, poiché dopo la confessione essi provano un grande sollievo, come se un grande peso fosse stato sollevato dalla loro anima e dal loro cuore, e tutto il loro essere sembra invaso da una beatitudine ineffabile. Non si deve avere paura di confessarsi, poiché il prete è impegnato solennemente a non rivelare mai un singolo peccato che gli sia stato confessato nel corso della vita.»
L’ideale sarebbe potersi comunicare ogni volta (Cristo ha detto: «Bevetene tutti»), ma ciò non è possibile per tutto il mondo. Per quanto vi sia da lungo tempo il costume nelle chiese serba, greca e russa di non comunicarsi che quattro volte all'anno, e di digiunare per sette giorni prima di ogni comunione, oggi sono sempre più numerosi in queste stesse chiese i fedeli che, con la benedizione del loro padre spirituale, ritornano alla pratica apostolica della comunione in tutte le domeniche, digiunando il mercoledì e il venerdì. In queste cose non dobbiamo avere conflitti o giudicarci gli uni gli altri. Ciascuno deve agire secondo la propria coscienza, in seguito alla benedizione del proprio padre spirituale. Bisogna sottolineare che chi si prepara a comunicarsi deve astenersi da pensieri e azioni malvagie, e riconciliarsi con il proprio prossimo.
Non dobbiamo mangiare o bere nulla, né fumare, dalla mezzanotte fino al momento della comunione.
Come ci si comunica? Ci accostiamo umilmente al calice, con le mani
incrociate sul petto. Quando ci troviamo davanti al prete dobbiamo dire il
nostro nome a voce chiara. Apriamo la bocca perché il prete possa depositarvi la
santa comunione, e non la richiudiamo prima che abbia ritirato il cucchiaio. In
tal modo evitiamo il rischio che la santa comunione cada per terra. Le donne non
devono avere le labbra truccate quando vengono alla comunione. Dopo avere
ricevuto la comunione, baciamo il calice. Facciamo il segno della croce prima e
dopo la comunione, ma lontano dal calice, per evitare ogni incidente. Dopo che
ci siamo comunicati, mangiamo un boccone di pane benedetto (prosfora, nafora) e
beviamo un poco di vino misto ad acqua calda per purificarci la bocca. La
comunione non si «prende», si riceve.
DIGIUNO E QUARESIME. Nei giorni di digiuno non mangiamo cibi di
origine animale, quindi niente carne, pesce, uova, latticini (formaggio, latte).
Non beviamo vino, e non usiamo olio d'oliva negli alimenti. Vino e olio d'oliva
sono sempre permessi al sabato e alla domenica. Il pesce è permesso nelle feste
dell'Annunciazione (Blagovesti) e della Domenica delle Palme (Cveti).
I
quattro periodi di digiuno sono:
La Grande Quaresima - 6 settimane prima di
Pasqua
La Quaresima dei Santi Apostoli - da 8 giorni dopo Pentecoste fino
alla festa degli Apostoli Pietro e Paolo (29 giugno / 12 luglio)
La
Quaresima della Dormizione – due settimane prima della Dormizione della Madre di
Dio (Velika Gospojina) (15 / 28 agosto)
La Quaresima del Natale - sei
settimane prima della Natività (25 dicembre / 7 gennaio).
Noi digiuniamo tutti i mercoledì e venerdì dell'anno, e in alcuni altri
giorni come la vigilia dell’Epifania (Krstovdan). Non c'è digiuno tra Natale e
la vigilia dell’Epifania (Bogojavljenje), né nella Settimana Luminosa (la
settimana che segue la Pasqua). I periodi di digiuno più importanti, in cui va
fatto il più grande sforzo, sono la prima e l'ultima settimana della Grande
Quaresima, e i venerdì di tutto l'anno. Il digiuno non consiste solo
nell'astinenza dagli alimenti d’origine animale: come sottolinea sovente sua
Santità il Patriarca Pavle di Serbia, si tratta di un tempo particolarmente
consacrato alla preghiera intensa, all’astinenza dai pensieri malvagi e alla
riconciliazione con tutti.
FREQUENTAZIONE DELLA CHIESA. La norma è di andare in chiesa tutte le domeniche e tutte le grandi feste. È considerato un grave peccato lasciare passare un mese senza partecipare alla Liturgia. Vi è dunque un minimo assoluto di una volta al mese, e nelle grandi feste. Gli offici della Grande Settimana prima della Pasqua sono ugualmente molto importanti.
Non dimentichiamoci che essere cristiani ortodossi significa amare e
perdonare gli altri. Non si deve giudicare il prossimo, né andare in collera. Si
deve discutere con calma ed evitare gli insulti e le espressioni offensive. Non
si deve reagire agli insulti. Non si deve desiderare o commettere adulterio.
KRSNA SLAVA. La Krsna Slava è una particolarità serba, sconosciuta tra
gli altri ortodossi. Quando San Sava ha battezzato il popolo serbo, ha donato
loro la krsna slava in onore dei santi del giorno del loro battesimo. Vi sono
diversi costumi locali, ma ogni famiglia ortodossa serba deve celebrare la
propria slava. Quando il figlio lascia la casa paterna per stabilirsi in
un'altra casa, il padre gli «trasmette la slava» (predaje slavu). In seguito, il
figlio celebrerà la slava, così come il proprio padre. Per la slava, si portano
i colivi (zhito) (un piatto di grano bollito e zuccherato che simbolizza la
risurrezione dei morti) per farli benedire in chiesa. In casa, si prepara anche
il pane (kolach), il vino, e il cero. Si possono benedire pane e vino e spezzare
il pane a casa assieme al prete, ma anche in chiesa - soprattutto nei nostri
paesi, dove i fedeli vivono tanto lontano gli uni dagli altri.
LA CASA. Ogni casa nuova deve essere benedetta dal prete. In casa si
tengono in posizione d'onore le icone di Cristo, della Madre di Dio, e del santo
patrono (quello della slava presso i serbi). In una casa ortodossa, le icone si
trovano in ogni stanza salvo i bagni. I cristiani ortodossi devono pregare in
casa tutti i giorni, al mattino e alla sera. Queste preghiere comprendono il
ringraziamento a Dio per tutto quanto ci ha donato, la richiesta di perdono per
le nostre colpe, le preghiere per i vivi e i morti, e la richiesta di aiuto per
la nostra vita.
NASCITA E BATTESIMO. Quando nasce un bambino, si deve chiamare il
prete. Vi sono preghiere per la madre e il neonato al primo giorno,
l’imposizione del nome all'ottavo giorno, e le preghiere di purificazione della
madre il quarantesimo giorno. In seguito, si può battezzare il bambino, di
preferenza entro i primi tre mesi. Noi battezziamo per immersione completa per
significare la morte e la risurrezione di Cristo, alle quali partecipiamo.
Quindi, l'infante viene unto con il Santo Crisma o Myron (sveti mir) per
confermare il dono dello Spirito Santo. I padrini e madrine (kumovi) professano
la fede ortodossa a nome dell'infante – ed è per questo che devono
obbligatoriamente essere cristiani ortodossi. Presso i serbi, l'istituto di
padrino si trasmette di generazione in generazione. Se il padrino (kum) ha
problemi ad arrivare (dalla Bosnia o dall’Australia…), può essere rappresentato
da altri – se è d'accordo –, rimanendo lo stesso il kum. Non bisogna ritardare
per questa ragione i battesimi o i matrimoni. Il terzo Mistero (sveta tajna)
dopo il Battesimo e la Cresima (miropomazanje) è la Santa Comunione. È per
questo che noi preferiamo battezzare prima della Liturgia. Il battesimo è
identico sia per i bambini che per gli adulti.
MATRIMONIO. Si deve preparare con molta serietà, poiché è una scelta
per tutta la vita. Quando i due fidanzati sono ortodossi (questo è l'ideale
proposto dalla Chiesa), saranno d’accordo per il battesimo e l'educazione dei
bambini. Bisogna chiedere il permesso del vescovo per sposarsi in chiesa con un
cristiano di un'altra chiesa (protestante o cattolico). Non ci si può sposare in
chiesa con un non battezzato, o con un giudeo o musulmano. Se qualcuno prevede
un tal matrimonio, è indispensabile consultare il prete. È contrario
all’insegnamento della Chiesa che le persone vivano insieme senza essere
sposati. Qui bisogna anche ricordare che la Chiesa Ortodossa considera l'aborto
come omicidio. Non è sufficiente essere sposati in comune. Un matrimonio in una
chiesa cattolica o protestante non ha alcun valore per la Chiesa Ortodossa. Non
si celebrano i matrimoni nei giorni di digiuno, né di sabato. Se per una ragione
eccezionale ci si vuole sposare di sabato, ci vuole il permesso del vescovo.
I MALATI. Se qualcuno cade gravemente ammalato, bisogna chiamare il
prete. Il malato ha bisogno della confessione, della comunione, e dell'unzione
dei malati (jelejopomazanje). È una cosa molto grave lasciare morire qualcuno
senza questi misteri. Bisogna anche chiamare il prete subito dopo un decesso per
il primo officio funebre (parastos) e per organizzare i funerali.
ALCUNI PREGIUDIZI – Spesso immaginiamo che certe usanze di vita cristiana siano leggi della Chiesa. Il banchetto funebre sulla tomba dopo le esequie (daca na groblju) è tipico della Serbia, ma non tra i serbi di Dalmazia, che appartengono alla stessa chiesa e che organizzano un pasto alla memoria del defunto in casa, dopo i funerali. Qui si tratta di costumi locali, che non significano in alcun modo che gli uni siano più ortodossi degli altri. Un'espressione serba lo dice molto bene: «Cento villaggi – cento costumi». La legge della Chiesa ci richiede solamente di portare i colivi (zhito) che esprimono la nostra fede nella risurrezione, poiché il grano sepolto nella terra porta una nuova vita come il defunto che rivivrà nella risurrezione. Così i colivi sono una legge per tutti gli ortodossi, mentre le altre usanze sono costumi locali.
Talvolta si sente questa domanda: «Uno che non è nato ortodosso ma lo è divenuto più tardi, o che è nato da un matrimonio misto, può divenire prete ortodosso?» Le ultime parole di Cristo prima della sua ascensione al cielo sono: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito» (Mt 28:19). Il santo Apostolo Paolo dice: «Non vi è giudeo né greco…, ma tutti noi siamo uno in Cristo». È dunque chiaro che Cristo ha fondato la Chiesa universale per tutte le nazioni senza distinzione. Per di più, tutti i vescovi e preti ordinati dagli apostoli erano nati da genitori non cristiani. Di conseguenza, le origini nazionali o religiose non hanno alcuna importanza. Il grande vescovo serbo San Nicola Velimirovic ha detto: «Cristo era anti-nazionalista e anti-imperialista – contro il nazionalismo ebreo e contro l'imperialismo romano». Inoltre, il nazionalismo che pretende che una nazione sia superiore a un'altra è contrario allo spirito dell’Ortodossia ed è stato condannato come eresia al Concilio di Costantinopoli del 1871.
Un'altra domanda motivata da pregiudizi è la seguente: «Le donne possono
comunicarsi durante il loro ciclo mestruale?» La risposta è molto semplice:
«sì», anche se in molti paesi ortodossi le donne non entrano neppure in chiesa e
non venerano le icone nei giorni del loro ciclo. San Gregorio il Grande scrisse
nel settimo secolo che questo è un «costume giudaico», poiché i giudei
considerano il sangue mestruale come impuro. San Gregorio dice che le donne
possono comunicarsi liberamente nei giorni del ciclo, ma che non bisogna
forzarle a farlo per rispetto della loro coscienza.
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Igumeno Andrew (Wade)
Belfort,
11.6.2000